Archivio per la categoria ‘Generale’

CONGRESSO NAZIONALE GIOVANI IMPRENDITORI CONFAPI

Pubblicato: 8 novembre 2011 da giovanimprenditori in Fare impresa, Generale

ESSERE INNOVATIVI É LA NOSTRA TRADIZIONE

Roma – 11.11.11
Sala Bernini, Residenza di Ripetta

Ore 9.30 Registrazione partecipanti

Ore 10.00
Saluti istituzionali
Le determinazioni dei giovani imprenditori
Oriano Lanfranconi – Presidente Nazionale Giovani Imprenditori Confapi

Dialogando con…
Aldo Bonomi – Direttore dell’Istituto di ricerca Aaster
Leonello Tronti – Dipartimento Funzione Pubblica, Presidenza del Consiglio dei Ministri

Cosa è stato fatto e cosa serve ancora alle PMI.
Raffaello Vignali – Vicepresidente Commissione Attività Produttive, Camera dei Deputati

Mario Baldassarri – Presidente Commissione Finanze e Tesoro, Senato della Repubblica

Ore 15.00
Dialogando con…
Padre Bartolomeo Sorge – Direttore emerito Rivista Aggiornamenti Sociali

Inchiesta sul lavoro.
Pietro Ichino – Membro Commissione Lavoro, Senato della Repubblica
Giuliano Cazzola – Vicepresidente Commissione Lavoro, Camera dei Deputati
Leonello Tronti – Dipartimento Funzione Pubblica, Presidenza del Consiglio dei Ministri

Ore 18:00
Conclusioni
Oriano Lanfranconi – Presidente Nazionale Giovani Imprenditori Confapi

Modera i lavori:
Enrico Romagna-Manoja – Direttore de Il Mondo

Qualche mese fa ho casualmente ascoltato un programma radiofonico in cui
veniva raccontato come alcuni manager inglesi siano stati sottoposti ad
un esperimento particolare, i soggetti sono stati privati del cellulare
per alcuni giorni e vari esperti sono stati chiamati a verificare gli
effetti di questa “menomazione”.

Bene, i risultati sono stati al limite dell’incredibile: ricorrenti attacchi di panico, depressione, ansia.

La percezione della limitata capacità di relazione e l’impossibilità di
comunicare con il mondo circostante sono state le cause scatenenti di
questi disagi psicologici.
Ho riflettutto molto in relazione a questa notizia ed effettivamente a
pensarci bene il ruolo della tecnologia nelle relazioni interpersonali
di ognuno di noi oggi è fondamentale: cellulari, chat, social network
sono strumenti che quotidianamente utilizziamo per coltivare amicizie,
conquistare lo/la spasimante di turno, intrattenere rapporti lavorativi
ed in generale comunicare con il mondo esterno.
E’ innegabile dunque che la tecnologia di fatto faciliti le nostre
relazioni in termini quantitativi, ma ritengo personalmente che esponga
i componenti di questa società a numerosi episodi di “misunderstanding”,
doppi sensi, intrighi e gelosie, ne mini quindi l’aspetto strettamente
qualitativo.
Il nocciolo del problema risiede a mio parere nella persistente
centralità nell’esistenza delle persone del linguaggio verbale e non,
soprattutto per i popoli mediterranei, unito alla quasi illimitata
possibilità di accesso alle informazioni tipica di questo periodo storico.
Sarebbe interessante sbirciare le analisi in termini di marketing sul
processo di utilizzo dei servizi per i cellulari ad esempio: quando e
perchè si chiama una persona, le si manda un sms; sarebbe forse una cosa
un po’ tecnica, ma ci fornirebbe un sacco di carburante per alimentare
questa discussione.
Quello che è più interessante e immediato invece è rilevare come oggi le
occasioni per conoscere persone, scambiare idee, chiacchierare siano
innumerevoli; altrettanto evidente è, però, come i protagonisti di
queste attività siano sempre più privi di argomentazioni profonde, come
rimangano sempre in superficie e siano sempre più incapaci di
trasmettere le emozioni tipiche della nostra esistenza se non filtrate
della tecnologia. Viceversa è anche sempre più difficile per chi
“investiga”, per chi è seriamente interessato a capire in profondità le
ragioni di alcune scelte, carpire ciò che un individuo rappresenta come
essere umano, al di la delle attività più o meno pubbliche che
intraprende attraverso il pc o il cellulare.
La società moderna è riuscita nell’intento di trasformare il desiderio
in realtà, il tradimento col pensiero nell’effettiva possibilità di
vivere una storia intrigante ma poco appagante, l’essere nell’apparire
(al di la delle capacità economiche e delle differenze sociali).
La tecnologia subita tende a livellare oltre ogni più clamorosa
aspettativa, ecco perchè noi la affrontiamo a viso aperto, combattendo
la nostra battaglia per dare spessore alle nostre idee e provare a far
capire a tutti l’importanza del nostro lato fanciullesco.

Dai primi pubblicitari della Madison Avenue al marketing 2.0: com’ è cambiato il mondo della pubblicità?
Ti piace smanettare con i tuoi amici sui new media come facebook e i social network, ma in azienda si parla ancora di pagine pubblicitarie e comunicati stampa?

Di questo ed altro discuteremo lunedì 6 settembre, a partire dalle ore 20.00, come sempre in Prato della Valle a Padova.

Marketing. Tra vecchi modelli e nuovi strumenti.

Lo faremo insieme al Prof. Leonardo Buzzavo dell’Università degli studi di Venezia Ca’ Foscari, Miriam Bertoli e Cristiano Nordio di 4Marketing e il Prof. Umberto Collesei, uno dei pilastri del marketing cafoscarino.

Soprattutto, lo vogliamo fare con il tuo aiuto: perchè non sarà un monologo dei relatori, ma una conversazione aperta e informale insieme a persone curiose.

Per chi fosse interessato ad un momento conviviale con pizza tutti insieme a partire dalle 19.30, può rivolgersi a Francesco Barbini (mandando una mail a: francesco.barbini@primolunedi.it) dando la sua adesione. Non sarà conteggiato nessuno che non dia espressamente indicazione a Francesco di questa volontà e che non prenda accordi con lui.

Lunedì 6  settembre 2010, dalle 20:00
Padova, Prato della Valle – Sala dell’Antonianum
Via Donatello, 24
35123 Padova (PD)
Entrata da Prato della Valle 56, park interno (Link a Google Maps)

Il costo/contributo per la serata è di €5.
Partecipazione libera.

Samuel Mazzolin
Laura Sicolo

L’uomo che inventò il denaro

Pubblicato: 19 agosto 2010 da mauro marinello in Generale
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Leggere di John Law è immergersi nell’atmosfera avventurosa dei repentini mutamenti politici dell’Europa del ‘700. Quando le distinzioni di classe erano nette ed invalicabili, la monarchia era il sistema politico corrente e le dispute tra gentiluomini si risolvevano a duello. La globalizzazione era agli albori, sottoforma di esclusive commerciali e sfruttamento di colonie in concessione alle Compagnie delle Indie inglesi e francesi.

Il libro che mi ha fatto compagnia nelle vacanze di quest’estate è un racconto documentato della storia affascinante di un uomo che ha avuto visione, genio e perseveranza da inventarsi un modo tutto nuovo di intendere l’economia per l’epoca. Uno scozzese che gira l’Europa, crea contatti, valuta e impara, infine intuisce e propone: l’uso della cartamoneta è la soluzione per il benessere economico diffuso di una nazione (e per la contabilità del Re).

Arrivò a ricoprire la carica di primo ministro in Francia, fondò una banca privata, senza dubbio una delle persone più ricche ed influenti in tutta Europa per il suo tempo. Giunse all’obiettivo: risolse la crisi monetaria e finanziaria. Quello aveva promesso, quello ha mantenuto.

Ma la sua storia, che ci ricorda la natura sfuggente del valore del denaro e l’instabilità intrinscea del sistema economico per il legame indissolubile con la sovranità, non è utile solamente a chi studia di economia, che troverà sovrapponibili le vicende del collasso della Compagnia delle Indie Orientali con le bolle speculative dei nostri giorni.

Ci insegna innanzitutto la forte inerzia di chi non vuole sovvertire il sistema, perchè si trova ai vertici e teme di non esserlo più. I nemici della primitiva forma di borsa, ambientata in Rue Quincampoix, erano gli aristocratici che grazie alle loro ricchezze esercitavano forme di potere tali da garantire posizioni influenti ed intoccabili.

Resistenza, quindi, ma dall’altra parte, il popolo fece travolgente ricorso alla nuova moda di fare soldi senza lavorare, speculando sulle azioni in grande rialzo senza alcun fondamento. Nel breve tempo di un sogno collettivo, a Parigi erano tutti milionari. Senza regole, il nuovo mercato delle azioni era stato abusato nelle sue funzioni. Ed altrettanto velocemente questo sogno si infranse come un’onda ribassista contro lo scoglio della realtà.

Sono cambiate molte cose in tre secoli, ma non è cambiata la natura umana delle persone. Oggi come allora cerchiamo la nostra migliore condizione economica in un sistema che sembra competitivo ma in realtà ci tiene a galla o ci affonda tutti senza troppo badarci.

E’ una storia da sapere e tenere a mente.

AIESEC è la piattaforma internazionale che permette ai giovani di esplorare e sviluppare le loro potenzialità di leadership

Cosa significano nella tua realtá cambiamento e innovazione? Mai sentito il bisogno di reclutare Talenti? Ti sei mai chiesto se i giovani d’oggi sanno davvero assumersi delle responsabilitá? Noi ce lo chiediamo tutti i giorni.

AIESEC è la piú grande associazione studentesca mondiale, é presente in 110 Paesi, conta oltre 49,000 membri ed é interamente gestita da studenti universitari. Il suo scopo è quello di permettere ai giovani di intraprendere un percorso di sviluppo personale e professionale parallelo a quello della formazione universitaria. I membri di AIESEC, o AIESECers, costruiscono cosí un bagaglio di esperienze utili per una migliore integrazione nel mondo del lavoro, mirando ad avere un impatto positivo nella societá. Ognuno contribuisce al successo dell’organizzazione essendo parte di un network globale di persone che condividono idee, obiettivi e strategie.

All’interno dell’associazione, che ha sedi diverse nelle diverse universitá, si lavora in team di progetto, in cui ognuno puó mettersi in gioco nell’organizzazione di eventi, nei contatti con gli stakeholders e nella gestione contabile. Le competenze chiave sono l’apertura di pensiero, il proattivismo e la voglia di fare.

Attivitá centrale dell’esperienza AIESEC é lo stage all’estero, in cui ai giovani é offerto di lavorare e di mettersi in relazione con realtà culturali diverse, mentre ai partner é data la possibilitá di inserire al proprio interno un giovane talento, che porti internazionalismo e nuovi punti di vista in azienda.

Cosí racconta Alessandro Tosatto, neolaureato in Economia e Commercio e stagista AIESEC: “Questa esperienza è stata una di quelle che farà sempre parte di me e che ha contribuito ad essere ciò che sono ora. Grazie ad AIESEC Venezia ho avuto la possibilità di andare a lavorare a Delhi, la capitale dell’India. Mi sono interfacciato con una realtà e cultura diversa da quella in cui vivo e ogni giorno ha rappresentato una sfida da superare, con i suoi problemi e le sue piccole soddisfazioni. Vivere un’esperienza del genere aiuta indubbiamente ad essere molto più aperti mentalmente e saggi.

Ho visto luoghi che non avevo neppure mai visto in televisione o nei giornali e nella mia testa ho immagini che faranno sempre parte del mio bagaglio culturale; soprattutto ho conosciuto innumerevoli amici di nazionalità diversa dalla mia e con loro ho passato momenti che resteranno per sempre dei bei ricordi.

Sia il vivere una nuova esperienza personale in modo totalmente autonomo, sia gli stimoli che il lavoro poteva dare si traducevano nel cercare di dare sempre il massimo e vivere ogni giorno pienamente.

Un’esperienza all’estero è indubbiamente qualcosa che cambia una persona, nel mio caso in meglio.

Il Gruppo Giovani Imprenditori di Apindustria Padova collabora attivamente con AIESEC Venezia.

Per maggiori informazioni scrivi a: venezia@aiesec.org oppure visita il sito web.

Voglio condividere alcune sfumature del vivere passato ed attuale dell’imprenditore nordestino. Sono tutte cose mie, che portano con sè la limitatezza della mia esperienza ma rimangono scorci autentici e mi auguro obiettivi.

Il nordest: alcuni lo definiscono il “miracolo”, ma è meglio definirlo un modello che si è sviluppato in una determinata zona geografica in un certo periodo storico. Ha sviluppato attorno al suo vivere alcune regole di management specifiche, spesso contrarie ad altre contemporanee di uso comune. E’ importante analizzarle in senso critico perché su di esse si basa buona parte dell’attuale seconda generazione, che ha assorbito gli insegnamenti dai genitori e non può esercitare forme diverse di conduzione aziendale, perchè non conosce altri stili o per imposizioni dai senior.

Testa bassa vanti sempre! Questa è la regola numero zero. Un inno alla produttività, alle 16 ore in azienda, all’abnegazione totale. Sempre avanti perché non ci si può fermare, per nessun motivo, neppure per pensare a quello che si sta facendo. I figli alla baby-sitter, sport concesso solo il calcio, in tv la domenica. Una dimostrazione che il fallimento è solo una conseguenza della prigrizia. Vietato farsi domande. Formazione? Sitto matto? Ancora qui a leggere il blog???

Innovazione e conoscenza. Qui la prima è l’acquisto di un nuovo macchinario, la seconda è misurata dal tuo titolo di studio e dagli anni che hai lavorato nel settore Di fatto c’è una continua innovazione, di tipo soft, che avviene quasi totalmente dentro l’azienda e con un grosso impegno per il controllo. Questo modus operandi comporta l’esclusione del sapere universitario, oggi sempre e troppo distante dalle pmi, e di fatto è difficilmente misurabile dagli indicatori di innovazione usati, ad esempio, dalla Comunità Europea.

Il sapere è la merce di questo secolo. Diventa importante far conoscere a tutta l’azienda dove trovare l’informazione necessaria. E fargliela trovare prima possibile, magari giusta. In questo scenario non ci possono essere colli di bottiglia legati alla disponibilità della singola persona. Ma qui nelle nostre fabbrichette uno dei comandamenti recita “il titolare deve sapere tutto”, sennò che titolare sei? Ho visto troppi talenti sprecati, e che con il tempo si sono stancati, a causa dei vincoli e paletti imposti dai loro datori di lavoro. Durante l’ultimo ApiFocus un collega recitava più o meno: “Devo andare io a cercare nuovi clienti perchè solo io posso sapere cosa è in grado di fare la mia azienda”. Si spiega da solo.

L’ultima sfida da vincere, il mostro finale della trasformazione dell’economia di queste zone, è accettare che il capo, come lo abbiamo inteso fino ad ora, è morto. Come vengono percepiti oggi i maestri, i dottori, i politici, i preti, rispetto a venti, trent’anni fa? Non ci trovo nulla di sbagliato nella situazione attuale, e sono consapevole del fatto che i leader ci devono essere. E come potranno imporsi sugli altri? Semplicemente non dovranno più pensare di farlo. All’autorità va sostituita l’autorevolezza, il consenso si guadagna attorno a proposte concrete e a benefici riconosciuti.

Chi sogna oggi di essere imprenditore dovrebbe sintonizzare la propria missione con paradigmi diversi. Da un passato in cui il fondatore era anche colonna portante, spina dorsale e riferimento per tutto lo scibile, a nuovi sistemi dove la fiducia e responsabilità condivisa consentino la formazione di centri decisionali decentratri che si formano per aggregazione di competenze dei nuovi imprenditori, i dipendenti. L’azienda che cammina con le proprie gambe deve diventare una scadenza di medio termine nelle agende di tutti noi.

Come si fa? Non lo so, e non fidatevi di chi dice di saperlo. Metabolizziamo la convinzione che oggi non ci sono più regole, fomule segrete. Serve il giusto atteggiamento, la consapevolezza della responsabilità di ogni azione, la ricerca della meritocrazia nell’ambiente di riferimento.

Grazie per aver letto questa mia riflessione, utile soprattutto a me nella ricerca del distillato dell’imprenditore ideale. I commenti sono molto graditi.

Penso fortemente che lo stato di crisi che c’è ora è la fine di un modello di crescita nata agli inizi del 1900 con il Fordismo.
Quindi siamo di fronte ad un cambiamento di paradigma del lavoro e della vita. La sociologia insegna che questi cambiamenti avvengono sempre con rotture sociali che costituiscono un nuovo ordine delle cose. Ma è tutto catastrofismo il mio? No, perchè va sempre ricercata l’opportunità e perseguita la crescita.

E’ però ovvio che per guardare al futuro non lo si può fare come si è guardato il passato, d’altronde non si guida l’auto guardando sempre nello specchietto retrovisore.

Fino ad ora si è guardato al modello del nord est “piccolo è bello” con ammirazione. Ma in realtà è un modello che è finito più che altro perchè bisogna studiare meglio il modello. Non è vero che piccolo è bello, ma flessibile è bello. Di fatto le piccole dimensioni aziendali permettevano di essere flessibili e quindi ricercare sempre nicchie di mercato dove essere leader incontrastati. Ma la flessibilità portava anche ad essere velocemente reattivi alle nuove richieste del mercato. Di fatto negli ultimi anni la globalizzazione ha reso il mercato è sempre più difficile sia da gestire che da intuire ed inoltre ha portato alla comparsa di competitor soprattutto stranieri che hanno costi di manodopera inferiori. Di fatto questa segmentazione dimensionale sta portando l’Italia a perdere il treno della ripresa, infatti la produzione mondiale è tornata a livelli precrisi, ma l’Italia è ancora a -20%. Inoltre negli anni si stanno assottigliando i margini di guadagno.

Come uscirne?

Con un forte cambio di cultura imprenditoriale. Bisogna passare la barriera psicologica del possesso d’impresa e passare al presidio.
Ogni azienda deve avere una propria identità, ed è importante che l’imprenditore dia la direzione e non abbia paura a scendere con la proprietà sotto il 51% ed aprendo così la sua azienda agli investitori che portano capitale fresco per crescere. Inoltre non si deve aver paura a creare agglomerati d’impresa che concorrono assieme per competere globalmente, ma anzi è una politica che deve esser perseguita.

A questo Paese servono imprenditori di prima generazione, un po’ di incoscienza costruttiva e quel coraggio necessario a fare una vera e propria rivoluzione culturale….

Credo che il nuovo paradigma di crescita parte da questi 4 postulati:

  1. In azienda non potrò mai avere le migliori persone al mondo. A questo punto conviene aprirsi al mondo => Azienda aperta al mondo
  2. Non importa quanto sai ma quanto velocemente riesci a reperire nuova conoscenza => Condivisione del sapere
  3. Le persone all’azienda non devono essere visti come risorsa umana ma come capitale umano in quanto sono il vero vantaggio competitivo rispetto alla concorrenza => Immaterialità d’impresa
  4. Pensare globale ma vivere locale ( Gloloc ) => Globalizzazione d’impresa

Questi postulati rientrano quindi nella nuovo modo di intendere l’impresa di qualunque tipo.

Generazione startup

Pubblicato: 5 febbraio 2010 da mauro marinello in Generale

Ho avuto la fortuna di accompagnare Mattia ad una fiera del settore moda, a Barcellona. Per me è stata un’esperienza estremamente nutriente di stimoli e senzazioni, una 4 giorni per immergermi in un pizzico dell’attuale umore giovanile.

Non lavoro nel mondo della moda e mi considero l’opposto di un fashion victim. E con l’occhio curioso e innocente ho visto gli stand, i tessuti e i campioni esposti. La gente, le indossatrici, gli uomini d’affari. Scenografie e musica di sottofondo. Volevo farmi colpire, carpire da questo mondo un po’  a sè che ci veste tutti quanti. Senza difese e pregiudizi, solo la voglia di inquadrare il concetto di brand. Al The Brandery, e dove sennò?

Solo un attimo, voglio presentarvi Mattia. Ha lanciato il suo nuovo brand di abbigliamento. Principalmente tshirt e felpe mirate ad un cliente giovane. Non per fama, ma per la soddisfazione di realizzare il suo genio artistico. Ogni sua creazione ti fa dire UAU, anche il biglietto da visita. Mattia voleva capire dalla fiera le tendenze delle prossime collezioni, le grafiche e i colori dominanti. Non che non lo sa, semplicemente era alla ricerca di conferme.

Ho letto da qualche parte che il brand è in definitiva “quello che dicono di te quando tu non ci sei”. Nel settore moda assume la declinazione di “dimmi di che marca sono i tuoi jeans e ti dirò chi sei”. C’è molto oltre il prodotto, la maglia o la giacca. Ma è poco più di niente. Il brand ti vende quello che tu vuoi dimostrare agli altri. Elegante, casual, vintage, marinaio, colorato, sportivo, minimal, street, metropolitan. Sei etichettato, c’è un genere per ogni capo prodotto e viceversa, per quelli come me che non amano etichette bisogna farsene una ragione.

Mattia sembra guardare tutto, ma non è così. E’ sotto l’allucinazione dei suoi pensieri creativi alimentati dagli energy drink e vede in quelle gruccie che sta sfogliando con le dita le sue maglie, le sue giacche, con la sua grafica e i suoi materiali ecologici. I suoi occhi azzurri scrutano e sono oltre, le idee sono nell’aria e lui ha la visione da realtà aumentata di fissarle.

Lo osservo, lo seguo da 3 passi indietro, scatto foto. Anche lui dice UAU, raramente. Mi piace la sua spontaneità nel voler conoscere le persone che lo incuriosiscono. Ecco che abbiamo incontrato altri giovani talenti, che fanno cose davvero belle. Perchè si sono staccati da idee vecchie, e ricercano forme classiche da nuovi materiali, da lavorazioni artigianali, da particolari che innovano il classico. Sfumano i vecchi concetti, largo alla sostanza.

Giovani del mondo. Che abbiamo incontrato nell’ostello di una città cosmopolita per definizione. Barcellona è come Padova. Piena di universitari con le loro zone, le aule studio, i parchi, i bar aperti fino a tardi e le biciclette. I quartieri etnici ma la sicurezza che non ti succederà nulla se torni a piedi a tarda notte. Pochi autoctoni. Scenario precario in generale.

Chissà dove si vedono tra 20 anni gli studenti che ogni giorno attraversano la Rambla, tedeschi, francesi, italiani che grazie all’Erasmus e a Facebook non hanno più confini.  Chissà se si sentono, almeno loro, europei. E se gli piace davvero la loro mobilità sociale e fisica che all’università diventa stile di vita per sopravvivere. Intanto qualche intrepido ci sta già facendo assaggiare qualche sorso di come sarà. Come Mattia. C’è da aver fiducia.

La Giunta Regionale del Veneto ha pubblicato un bando di finanziamento con l’obiettivo di promuovere l’attivazione e la crescita di strutture di ricerca e innovazione interne alle imprese, oltre che il sostegno al trasferimento tecnologico a favore delle piccole e medie imprese attraverso il sostegno delle seguenti misure:

I) progetti di ricerca industriale;
II) progetti di sviluppo sperimentale;
III) studi di fattibilità tecnica preliminari ad attività di ricerca industriale o di sviluppo sperimentale;
IV) progetti di innovazione del processo;
V) progetti di innovazione organizzativa;
VI) trasferimento tecnologico a favore delle piccole e medie imprese (Pmi).

Per ciascuna delle misure indicate possono presentare domanda i seguenti soggetti:

I. Grandi, piccole e medie imprese in forma singola o associata (RTI/ATS);
II. Grandi, piccole e medie imprese in forma singola o associata (RTI/ATS);
III. Piccole e medie imprese in forma singola o associata (RTI/ATS);
IV. Piccole e medie imprese in forma singola o associata (RTI/ATS);
V. Piccole e medie imprese in forma singola o associata (RTI/ATS);
VI. Piccole e medie imprese in forma singola.

Questi soggetti devono inoltre essere già costituiti con iscrizione al registro delle imprese ed attivi alla data di presentazione della domanda di contributo e per tutta la durata del progetto presentato e rientrare esclusivamente nei seguenti settori (ATECO 2007):

– C Attività manifatturiere;
– D Fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata;
– E Fornitura di acqua; reti fognarie; attività di gestione dei rifiuti e risanamento;
– F Costruzioni;
– H Trasporto e magazzinaggio, con l’esclusione dei trasporti di merci su strada e servizi di trasloco (Cod. ATECO 2007 49.4);
– J Servizi di informazione e comunicazione;
– M Attività professionali, scientifiche e tecniche, con l’esclusione della categoria 69 (Attività legali e contabilità).

Sono ammissibili le seguenti spese:

1) Per i progetti di ricerca industriale e di sviluppo sperimentale interne alle imprese, le spese ammissibili si riferiscono:

– al personale direttamente impiegato nel progetto di ricerca (ricercatori e tecnici);
– all’acquisto di strumenti e attrezzature di ricerca nella misura e per il periodo in cui sono utilizzati per il progetto di ricerca (è consentito l’ammortamento secondo i principi della buona prassi contabile); sono esclusi gli arredamenti, le macchine per ufficio (mobili per ufficio, personal computer, fotocopiatori, fax, ecc.), tutti i mezzi di trasporto e le acquisizioni in leasing;
– a consulenze, collaborazioni tecnico-scientifiche e attività di ricerca contrattuale strettamente connesse al progetto (servizi per l’innovazione tecnologica, organizzativa, commerciale, informatica, certificazione della qualità, studi di mercato, ecc.) entro il limite massimo rappresentato dai costi per il personale;
– all’acquisizione di licenze per brevetti e software da fonti esterne e a prezzi di mercato, utilizzati esclusivamente ai fini dell’attività di ricerca;
– ad altri costi diretti collegati alla realizzazione dei progetti di ricerca (inclusi i costi dei materiali, delle forniture e di prodotti analoghi).

2) Per gli studi di fattibilità tecnica preliminari all’attività di ricerca industriale e di sviluppo sperimentale, le spese ammissibili si riferiscono ai servizi di consulenza esterna e alle collaborazioni tecnico scientifiche finalizzate alla redazione dello studio di fattibilità. La natura di detti servizi non deve essere continuativa o periodica; sono esclusi gli ordinari costi di gestione dell’impresa connessi ad attività, quali ad esempio la consulenza fiscale, la consulenza legale e la pubblicità.

3) Per i progetti di innovazione del processo e di innovazione organizzativa, le spese ammissibili sono le medesime previste per i progetti di ricerca industriale e di sviluppo sperimentale.

4) Per i progetti di trasferimento tecnologico a favore delle Pmi, le spese ammissibili riguardano l’acquisizione di conoscenze da fonti esterne, come organismi di ricerca, imprese o persone fisiche indipendenti rispetto all’acquirente, mediante l’acquisto o l’ottenimento in licenza di brevetti, di know-how o di altre conoscenze tecniche non brevettate; l’acquisizione deve avvenire mediante contratto a prezzi e a condizioni di mercato.

I progetti non devono essere iniziati prima della presentazione della domanda.

Le agevolazioni sono concesse nella forma di contributo in conto capitale nelle seguenti percentuali:

1) per i progetti di ricerca industriale e di sviluppo sperimentale interne alle imprese:

– 25%, maggiorabile al 40% dei costi ammissibili per le grandi imprese;
– 35%, maggiorabile al 50% del costi ammissibili per le medie imprese;
– 45%, maggiorabile al 60% dei costi ammissibili per le piccole imprese.

2) per gli studi di fattibilità tecnica preliminari all’attività di ricerca industriale e allo sviluppo sperimentale sono, a seconda che si riferiscano a piccole o medie imprese, rispettivamente il 50% e il 40% dei costi ammissibili.

3) Le intensità di aiuto per i progetti di innovazione del processo e dell’organizzazione sono, del 25% per le imprese di media dimensione e del 45 % per le piccole imprese.

4) Le intensità di aiuto per i progetti di trasferimento tecnologico alle Pmi sono nella misura del 50% dei costi ammissibili.

La domanda di contributo può essere presentata con le seguenti modalità:

– inviare la domanda online tra il 1° e il 28 febbraio 2010;
– stampare ed inviare, entro il 28 febbraio 2010, la domanda cartacea a:

Regione del Veneto
Direzione Sviluppo Economico Ricerca e Innovazione
Santa Lucia, Cannaregio 23
30121 Venezia

(23 dicembre 2010)

Fonte: http://www.agevolazioni.telematicaitalia.it

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Pubblicato: 18 dicembre 2009 da giovanimprenditori in Eventi Gruppo Giovani Imprenditori, Generale
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Apindustria Padova e il Gruppo Giovani Imprenditori in collaborazione con la Commissione Europea e l’Associazione Culturale Ragnarock organizzano l’evento per discutere e confrontarsi sull’impatto delle decisioni dei grandi del pianeta sulle PMI del territorio.

Mercoledì 16 dicembre alle ore 15.30 presso la Corte Benedettina a Legnaro

Programma

Ore 15:30 – Registrazione partecipanti

Ore 16:00 – Saluti e introduzione

Alberto Tosi
Presidente Confapi Veneto

Tito Alleva
Presidente Apindustria Padova

Marika Vittadello
Presidente Gruppo Giovani Apindustria Padova

Ore 17:00 – Interventi

Green Technology e territorio: le opportunità di sviluppo dal COP15 al Veneto
Alessandro Di Paolo – Esperto di politiche e strategie per lo sviluppo del territorio e Docente Università di Padova

La Danimarca, un piccolo paese che riunisce i grandi della terra: l’esempio dei paesi guida della “green tech”
Marco Germinario – Presidente Associazione Culturale No Profit Ragnarock

La politica europea, le linee di indirizzo e gli scenari futuri
Carlo Corazza – Direttore, Rappresentanza a Milano della Commissine Europea

La risposta delle PMI europee al cambiamento
Maria Luisa Ciampalini – Responsabile Internazionalizzazione Confapi, delegata UEAPME

Best practices tra pubblico e privato nell’ambito delle energie rinnovabili
Andrea Grigoletto – Direttore Tecnico Fondazione Fenice

Produrre in verde, dalla mitigazione alla valorizzazione dei siti produttivi
Lorenzo Benvenuti – Presidente Ordine Agronomi e Forestali di Padova

Ore 18:30 – La risposta dell’industria italiana (tavola rotonda)

Intervengono oltre agli ospiti:

Elisabetta Gardini – PDL (videoconferenza da Copenhagen)
Massimo Calearo – Presidente Gruppo Calearo
Thilo Koenig – Direttore Generale Sonepar S.p.A.
Mattia Boniardi – Presidente Lux Project

Modera: dott.ssa Maria Luisa Vincenzoni, giornalista RAI

ore 19:30 – Aperitivo

Presentazione della pubblicazione Excellence Veneto – seconda generazione, ed. Delmiglio, promossa da Confapi Veneto

Scarica la brochure (pdf)

Scarica il modulo di adesione (pdf)

Perché un calendario compatto?

Il Compact Calendar è una brillante idea di David Seah, un designer statunitense che ha reso disponibile alcuni strumenti davvero utili per la produttività quotidiana. La versione in italiano è stata tradotta da Magnificaweb.

Perché è il calendario più ‘furbo’?

Ha molti vantaggi: lo puoi stampare in un solo foglio A4, è diviso per settimane per poter gestire più facilmente progetti e programmi di media e lunga durata. Non ci sono interruzioni tra i giorni e le feste comandate sono ben evidenziate.

Perché una to-do-list?

Quando, dopo una riunione o una telefonata, vuoi tenere a mente quali saranno i prossimi passi, hai bisogno di una lista di cose da fare. Dalla lista della spesa alle routine, quando impari ad usarle diventano un must!

E se desideri avere un blocco di liste da riempire, con il minimo impatto ambientale, ti consiglio di cliccare qui.

E l’ambiente?

Con la funzione di Excel, puoi stampare solamente il periodo dell’anno che ti interessa. E per ogni progetto puoi avere la sua brava lista di azioni da fare sul retro del foglio.

Quanto costa???

Solo 1 click.

Versione PDF
Versione XLS (Excel)
Versione ODS (OpenOffice)

Come ti trovi? Fammelo sapere nei commenti.

Voglio fare la mia parte per divulgare un’iniziativa del Consiglio Regionale Veneto, per lo sviluppo di un tema molto caro a noi “cittadini della rete”

Sono venuto a conoscenza di questa iniziativa per caso, durante una passeggiata ad ExpoScuola. Spero di riuascire ad andarci di persona, altrimenti la seguirò dall’ufficio in streaming (e si potranno anche far domande dal web!) Siamo soliti, tutti, accusare la macchina pubblica di arretratezza e di chiusura, io per primo ritengo che la politica è ancora lontana da un principio di trasparenza vera necessario per entrare in rete. Quindi sono molto curioso di capire come si muove la Regione Veneto, dal mio punto di vista è un passo avanti rispetto a tutti.

E’ un diritto esprimere un parere contrario, nei modi giusti e leciti, quando la pubblica amministrazione diventa un ostacolo alla vita civile. Dovrebbe essere un dovere promuovere le iniziative che avvicinano il cittadino alla vita pubblica. Ecco perchè segnalo questo evento.

CITTADINANZA DIGITALE. POSTDEMOCRAZIA?

20 novembre 2009 – Venezia. Future Centre Telecom Italia

Programma della giornata
Ore 9.30
1. Saluti e apertura della giornata. Marino Finozzi, Presidente del Consiglio regionale del Veneto
2. Il progetto demotopia.net e il significato del convegno. Informazione e partecipazione principi costitutivi di un nuovo concetto di cittadinanza. Presentazione a cura di Cristiano Buffa (Aequinet)


Innovazione nella pubblica amministrazione. Qualificazione dei servizi, digital divide e partecipazione.

Ore 10,30
3. Obiettivi, metodologie e strumenti adottati in alcune esperienze di e-democracy promosse da pubbliche amministrazioni nel territorio veneto. Presentazione della ricerca. (relazione del Prof. Pino Gangemi, UniPD)
4. Qualificazione dei servizi o partecipazione. Obiettivi integrati o alternative? (Presentazione delle esperienze condotte dalle Amministrazioni di Padova, Verona, Venezia, Treviso, Belluno, Vicenza)
5. Metodologie e best pratices nella concertazione dei piani territoriali. Il ruolo svolto dai gruppi di interesse nella pianificazione concertata del territorio. Relazione di Associazione Fram_menti, Castelfranco Veneto
6. Nativi della rete e Pubbliche Amministrazioni. Inclusione, cooperazione o esclusione? (interventi di partecipanti e iscritti al network:: giovanidimarca.it, terremoto09 )


Democrazia consultiva. Il ruolo delle tecnologie, le regole della rete, come definire un protocollo partecipativo

Ore 12,15
7. Quali tecnologie e quali procedure adottare per alzare il livello della partecipazione? La PA deve operare come facilitatore di processo, i veri attori della partecipazione sono i cittadini. (relazione di Fiorella de Cindio e Cristian Peraboni, Università degli studi di MIlano)
8. Animazione e promozione nei social network. Come gestire il processo partecipativo. Dal marketing business alla politica. (relazione di Conrad Cancelli Web science)
9. Comunicazioni di iscritti al network

Buffet
Ora 13.30

Dalla parte del cittadino. Contesti, bisogni e progettualità partecipativa
Ora 14.30
10. Il ruolo dell’intermediario competente nella progettazione di iniziative partecipative promosse dalla pubblica amministrazione. Relazione di Csp, Piemonte
11. Se parliamo di rete, è necessario conoscere i cittadini che la frequentano.
Comportamenti, valori, abitudini e cultura dei cittadini della rete. Relazione di Paolo Ferrarini, Future Concept Lab
12. E’ opportuno operare su categorie definite di cittadini? Vantaggi e svantaggi di iniziative rivolte ai giovani (presentazione di Bollenti spiriti, Regione Puglia)
13. Si può fare business con l’e-partecipation? Il caso di INSITO, una metodologia integrata per la costruzione sociale e partecipativa di una conoscenza territoriale. Presentazione a cura dell’Associazione culturale Izmo
14. Progetti, esperienze ed esigenze. Comunicazioni di iscritti al network, (Come2discuss, Alice Cittone, Gabriele Cazzulini)

Sede del Convegno è il Future Centre Telecom Italia, San Marco 4826 – San Salvador (vicino a Rialto) Venezia.

Dalla stazione Santa Lucia vaporetto fermata Rialto, linee 1 e/o 2
Il convegno sarà trasmesso in streaming sul sito demotopia.net. Tramite il sito sarà possibile inviare domande o porre osservazioni ai partecipanti al convegno.

Scarica il pdf del convegno. Ti puoi registrare da qui.

Maggiori informazioni:

Demotopia.netDemotopia social netorkTerzo Veneto

spritz

Chissà se è merito anche della mistica ricetta dello spritz se l’Università di Padova da 6 anni è valutata al primo posto in Italia. Ci sarà una sfida eterna tra Aperol e Campari, tra ghetto e la piazza, ma senza dubbio la preparazione che fornisce l’ateneo di Padova è di tutto rispetto.

La nostra città è il baricentro del Veneto Che Produce, abbiamo più partite iva che telefonini, aziende grandi e piccolissime in posizione di leadership in molti mercati, e fino a poco tempo fa la disoccupazione era irrilevante. Il miracolo del nordest si è avverato in molte delle zone artigianali della provincia.

Due mondi distinti per peculiarità e finalità che condividono lo stesso territorio, la stessa passione che ci contraddistingue ovunque e lo stesso aperitivo. Ma si incontrano poco, e parlando in due lingue diverse, non si capiscono e tornano per la loro strada.

Il 29 ottobre 2009 all’interno del programma I Giovedì dell’Innovazione presso Apindustria Padova, con la collaborazione della Camera di Commercio di Padova, si è svolto un seminario per mettere Università e imprese faccia a faccia, per cercare una via comune di crescita.

L’introduzione di Andrea Berti, dirigente dell’area di trasferimento di tecnologia dell’Università degli Studi di Padova, ci spiega che un imprenditore non deve suonare il campanello del portone per cercare una collaborazione o avviare un progetto di ricerca. C’è un ufficio adatto, preposto per l’interfaccia tra le esigenze delle imprese e ciò che l’Università può fornire. Il luogo per attingere alla ricerca universitaria è proprio l’ufficio di trasferimento di tecnologia. Nel 2008 circa 50 imprese hanno contattato questa struttura. Possiamo fare di più! Ma cosa mi può dare l’Università? Puoi scoprirlo anche con un motore di ricerca gratuito, tu chiedi cosa vuoi, e lui ti elenca le risorse che il quel campo sono reperibili e sfruttabili. Si chiama UNI2B e mette in rete conoscenze e macchinari a disposizione di chi ne ha bisogno. I ricercatori spesso diventano imprenditori grazie ai progetti di spin-off, ovvero provano a concretizzare la migliore ricerca che può creare business. Queste nuove aziende, quelle che se lo meritano, sono accudite presso una struttura dedicata, lo Start Cube, che agevola il core business e il confronto reciproco togliendo le incombenze che creano solo inerzia al lavoro.

Un dipartimento all’avanguardia in molti campi ed applicazioni industriali è il DIMEG, Dipartimento di Innovazione Meccanica e Gestionale. L’innovazione è vera e il prof. Paolo Bariani lo dimostra evidenziando i campi di ricerca e le applicazioni nate dal suo team. La forza del DIMEG è sicuramente l’incontro tra competenze di Ingegneria Meccanica e Ingegnera Gestionale, quindi estremamente in sintonia con i processi di r&s aziendali. C’è comunque bisogno della volontà di avviare un progetto di collaborazione, perchè solo se l’azienda e il dipartimento diventano partner effettivi e c’è fiducia reciproca si può far strada assieme.

“Ogni azienda ha un dilemma”, e il dilemma della Società Pietro Rosa Tbm era davvero di difficile soluzione. Un problema tecnico, che avevano tutti coloro che si occupavano di quel tipo di lavorazione di materiali. Ma la società ha voluto cercare il limite, che ha superato, facendo della soluzione di quel dilemma la chiave del successo di una realtà che oggi occupa oltre 200 dipendenti di età media sotto i 40 anni. Mentre ammiro la presentazione dell’Ing. Mauro Fioretti, che fa rimanere senza fiato per la maniacale qualità di ogni aspetto che viene curato nell’azienda, penso che possiamo trarre una conclusione: l’azienda deve diventare più università. Per avere successo deve conoscersi, deve crescere, deve studiare e formarsi, deve stimolare un ambiente dinamico e anticonvenzionale. I professori, sempre di più dopo le ultime riforme previste dal Ministero dell’Istruzione, faranno gli imprenditori. Noi aziende cominciamo a fare le Università, impariamo dall’Univesrità degli Studi di Padova ad essere i numeri uno.

Mescoliamo i nostri saperi come l’acqua frizzante e il vino bianco nell’aperitivo-icona di Padova, e fare innovazione diventerà piacevole ed irresistibile.

COP15, cosa devi sapere

Pubblicato: 5 novembre 2009 da mauro marinello in Generale

cop15

Percorso storico

Tutto cominciò nel giugno 1992, a Rio De Janeiro, quando i capi di stato si riunirono per parlare di ambiente, in un incontro che rimane alla storia come il Summit della Terra, o Conferenza di Rio. Fu il primo grande passo istituzionale per la salvaguardia ambientale, per la riduzione di emissioni nocive e di misure per limitare il riscaldamento climatico.

La Convenzione Quadro delle Nazioni Unite e il protocollo di Kyoto

Un risultato del Summit fu la Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), un trattato internazionale per la riduzione dei gas serra. Non poneva alcun limite di emissioni, che sarebbe stato incluso in un protocollo specifico. Dal 1995 ogni anno si tiene la Conferenza delle Parti (COP) per monitorare costantemente le azioni intraprese e stabilire azioni legalmente vincolanti per garantire il rispetto degli accordi nella riduzione dei gas serra.

Nel dicembre 1997 durante il COP-3 oltre 160 paesi sottoscrissero il Protocollo di Kyoto. Oggi oltre 180 paesi lo hanno ratificato, grande assente gli Stati Uniti.

Adesione al Protocollo di Kyōto al febbraio 2009. In verde gli stati che hanno firmato e ratificato il trattato, in giallo gli stati che lo hanno firmato ma non ancora ratificato. Gli Stati Uniti hanno firmato ma hanno poi rifiutato di ratificare il trattato.

Agenda 21

La definizione degli obiettivi del progetto Agenda 21 delle Nazioni Unite è ambiziosa come il nome. Il numero 21 sta ad indicare il secolo che stiamo vivendo, l’Agenda è il piano d’azione per promuovere lo sviluppo sostenibile contro le emergenze climatico-ambientali e socio-economiche. L’adesione alle direttive da parte degli stati membri è volontaria, gli intenti sono generici ma hanno delle stime dei costi previsti per la realizzazione. Sono previste le azioni locali e mirate, previste dall’articolo 28, su base di impegni riconosciuti da Agende 21 Locali.

Conferenza delle parti 15 o COP15

Dalla Conferenza di Bali del 2007 gli stati membri stanno cercando di definire un nuovo protocollo post-Kyoto. La road-map è nelle fasi finali. In questi giorni c’è molta attenzione attorno al Barcelona Climate Change Talks 2009 dove si definiranno i dettagli per la tappa conclusiva di Copenhagen, dal 7 al 18 dicembre 2009. Si parlerà di Co2, agricoltura, trasferimento tecnologico, mobilità sostenibile in particolare grazie ai veicoli elettrici, livelli di emissioni, finanziamenti. Tra chi dice si deciderà la strategia amientale dei prossimi anni e chi si aspetta il solito nulla di fatto come ci hanno abituati gli ultimi G-8 o G-20, anch’essi sedi istituzionali con i temi dell’ambiente sempre in primo piano.

Italia e la Green Economy

“Only for the brave”, solo per i coraggiosi. Un articolo di pochi giorni fa nel sito ufficiale del COP15 riporta i dati di una ricerca della Deutsche Bank che mette l’Italia nelle ultime posizioni tra i paesi con opportunità di investimento collegate ai cambiamenti climatici. L’alta rischiosità deriva dall’opacità di strategia in termini di politica ambientale dell’attuale governo, che ha causato molti richiami da parte della Comunità Europea per il mancato rispetto di parametri legati alle fonti rinnovabili. Un paese che non riesce ad essere attraente nemmeno per la Green Ecomony. La terra del sole.

Per saperne di più

http://en.cop15.dk Sito ufficiale COP15

http://www.dbcca.com/dbcca/EN/investment-research/investment_research_1780.jsp Global Climate Change Policy Tracker: An Investor’s Assessment

http://www.kyotoclub.org/ Organizzazione noprofit costituita da imprese, enti, ecc. impegnati nel raggiungimento degli obiettivi del Protocollo di Kyoto.

http://www.un.org/esa/dsd/agenda21/res_agenda21_00.shtmlIl testo dell’Agenda 21 in inglese.

http://www.a21italy.it Coordinamento Agende 21 Locali italiane.

Congresso GIC 09, buona fortuna!

Pubblicato: 4 novembre 2009 da mauro marinello in Confapi, Generale
Tag:, ,

congresso gic 2009

Quest’anno non potrò esserci al Congresso. Farò buca dopo 3 anni consecutivi di presenza. L’anno scorso ero tra gli organizzatori, siamo stati travolti dalla protesta studentesca, piazza Capranica era nella zona protetta dai cordoni delle forze dell’ordine.

Impegni di lavoro e associativi mi bloccano a Padova. Non sarò troppo dispiaciuto, il tempo è denaro dicono, e un pomeriggio è un tempo prezioso. Nel 2008 eravamo fieri di una ricerca sulla fiscalità mai vista prima, compilata dai dati di aziende piccole del sistema, purtroppo poco enfatizzata dai media generalisti, che pendono dalle labbra dei politici.

Quest’anno non ho visto nulla del genere! Ci sarà AIESEC che conosco molto bene, è una rete mondiale autogestita dai giovani. Speriamo diano qualche buono spunto, da insider del mondo accademico.

I politici invitati sono molti e di alto spessore. Si farà un bel solito salottino, e Ghelfi è davvero in gamba ed in grado di tenere alti i contenuti del dibattito.

Mi spiace manchi un tempo per porre domande da parte del pubblico. Si arricchirebbe la sessione con qualche siparietto. Come questo, offerto dal ministro Meloni in visita in Australia.

banca italia

In queste prime settimane autunnali mi sono un po’ isolato dal mondo. Volutamente, cause di forza maggiore: sono concentrato su due importanti progetti di massima priorità per l’azienda. Ecco perché ho trascurato il blog.

Sono fortunato per potermi concedere tutto il tempo a disposizione ad attività di crescita, malgrado abbiamo molte cose da fare anche nel quotidiano perché il lavoro non manca. Vendiamo soprattutto, e molti, prodotti che facciamo meglio di chiunque altro, sviluppati in momenti in cui ci si poteva anche accontentare che tanto ce n’era per tutti. E subiamo solo casi isolati di clienti insoluti.

Vedo che le aziende fanno veramente fatica a cambiare, non è bastata una crisi di PIL ad ordinarglielo. Il cambiamento è una mission impossible per l’azienda. E’ il risvolto occulto della cultura del lavoro fisso a vita. Ci tornerò su questo punto. Comunque si vedono molti X6, non facciamo tutti la fame come leggo ogni tanto in qualche articolo. Ricevo molti cv di italiani di ogni età, qualcuno entra in ufficio per chiedere se abbiamo bisogno di operai, segno che li fuori è successo qualcosa di grosso.

Voglio parlare del Bollettino Economico n°58 della Banca d’Italia. Lo conosco da poco, questo strumento di analisi della situazione economica. Ho letto la sintesi del numero 58, redatta in ottobre 2009. I temi esaminati, per il trascorso 2009 e previsionale 2010 sono: recessione, ripresa, eurozona, domanda interna, credito, inflazione, conti pubblici.
All’inizio dell’anno il sentimento comune in ambito economico, alimentato dai media, era di agitazione per la caccia al colpevole di questa crisi birichina. Banche imputate numero uno, globalizzazione come complice e mandante. Oggi rimangono le paure e le gessature di una mancata visione a lungo termine, ma è sparito il resto. E’ sparito l’incubo imminente di un domino incontrollabile di istituti di credito. Sono spariti i loro debiti.

Ripresa? Attenzione. A quanto pare si è arrestata la discesa, che è cosa ben diversa. Si è arrestata la recessione e la ripresa si profila grazie alle politiche economiche espansive, dice Bankitalia. Intanto l’UE ha avviato delle procedure d’infrazione a 20 Stati per deficit eccessivo. In Italia nel 2012 il debito sarà il 112% del PIL. Le due cose sono strettamente legate tra di loro, ma nessuno lo dice mai.

Futuro previsto: bisogna fare due rapidi conti perché il rapporto non lo dice chiaro e tondo, lascia solo intendere. Prevista la ripresa economica nel 2010 dell’1% per i paesi “avanzati”, se togliamo il gap costante dell’Italia è facile supporre che si potrà vedere appena qualche zero virgola.

Personalmente non ci metterei la mano sul fuoco. I conti pubblici sono deteriorati pesantemente, significa più tasse e tagli di spesa. Sono in calo gli acquisti di beni durevoli. Abbiamo lasciato sul piatto una disoccupazione allarmante, e non abbiamo ricette pronte per porci rimedio.

La ripresa dei mercati internazionali doveva portarci in salvo tutti, come si diceva qualche mese fa, e io in questo articolo sottolineavo i miei forti dubbi.

Sono ottimista, ma non credo alla ripresa, quanto ad un nuovo scenario dove vigeranno regole nuove per competere. Sarà una sfida e mi sto preparando per affrontarla. Il processo sarà lungo e non privo di spargimenti di sangue.

E voi cosa pensate? Come andrà a finire? Come sarà il vostro 2010?

Come annunciato qui, il 6 e 7 novembre ci sarà a Roma, presso l’Hotel Excelsior, il Congresso Nazionale Giovani Imprenditori Confapi 2009.

sabato 6 novembre

Sala Giardino d’inverno

Parte I

Ore 12:00 – Seminario formativo a cura di
Giorgio Tamaro
Direttore Fondo FAPI

Parte II

Ore 14:00 Apertura dei lavori:
Gianni Alemanno
Sindaco di Roma
Ore 14:15 Le determinazioni dei Giovani Imprenditori
Valentina Sanfelice di Bagnoli
Presidente Nazionale Giovani Imprenditori Confapi
Ore 14:30 Saluti Istituzionali
Paolo Galassi
Presidente Nazionale Confapi
Ore 14:45 Interviene Andrea Ronchi
Ministro Politiche europee
Ore 15:30 L’economia italiana tra miti e mete
Ne discutono:
Anna Maria Bernini
Deputato PDL
Matteo Colaninno
Deputato PD, Vicepresidente Gruppo Piaggio
Andrea Gibelli
Deputato Lega Nord
Erminia Mazzoni
Europarlamentare PDL
Roberto Occhiuto
Deputato UDC
Catia Polidori
Deputato PDL
Danilo Borrello
Presidente Aiesec Italia
Ore 17:00 Presentazione Ricerca GIC / Aiesec
Interviene Giorgia Meloni
Ministro della Gioventù
Ore 18:00 Chiusura dei lavori
Modera i lavori Luciano GhelfiGiornalista parlamentare

sabato 7 novembre

Sala Ludovisi

Ore 10:00 Emozioni, convenzioni, false convinzioni
Mario Pasquino
Direttore dell’Istituto Superiore del Marketing
Ore 13:00 Chiusura dei lavori a cura di Valentina Sanfelice di Bagnoli
Presidente Nazionale Giovani Imprenditori Confapi

Scarica l’invito! Congresso_Nazionale_GIC09

I Giovani Imprenditori nei social network

Pubblicato: 27 ottobre 2009 da mauro marinello in Generale, Nuove tecnologie
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T-holding e la discutibile tesi #29

Pubblicato: 27 ottobre 2009 da mauro marinello in Generale
Tag:, , , ,

t-holding

Minimarketing è un blog che leggo sempre volentieri. Le 91 tesi che l’autore ha redatto sono una sorta di manifesto in un periodo di grandi cambiamenti nei rapporti di forza dei media. I blogger, da signori nessuno, rischiano di diventare protagonisti. Il dialogo e il commento senza intermediari aumenteranno considerevolmente di importanza e autorevolezza. Me lo auguro, ritengo fondamentale creare un ambiente sano e propedeutico in favore della trasparenza e della “meritocrazia”.

La tesi #29 si è palesata in tutta la sua forza.

Ieri sera cercavo testi, fonti e pareri sulla nuova idea, uscita dal meeting di Mantova della Piccola Industria di Confindustria. La soluzione a tutti i mali. Il mostro finale, il solo nome evoca creature estinte rievocate in Jurassic Park. t rex Un marchingegno finanziario che trasforma le aziende in voci di bilancio, gli imprenditori creativi in soci di capitale di società pubblico-private. Non sono l’unico a nutrire forti dubbi sulla validità del progetto. Cercate su Google e fatevi un’idea. Un paio di considerazioni da parte mia: il private equity, visione nella quale T-Holding rientra pienamente e pesantemente, non ha mai trovato grande approvazione nel nostro territorio, e imporlo dall’alto in un momento critico mi pare azzardato. Non si possono risolvere le criticità delle aziende piccole con le soluzioni per le aziende grandi. Non funzionerà. Poi mi piacerebbe che qualcuno, una volta, provasse a formulare una proposta senza chiedere qualcosa allo stato.

Siamo pieni di debito pubblico fino al collo, e ce lo ricordiamo solo quando è l’ora di lamentarsi.